Il Joomla!Veneto Meeting 2014 è stata l'occasione per una riflessione non solo sui motivi dei raduni degli appassionati di Joomla, ma anche sui modi di proporli al pubblico e di parteciparvi proficuamente.

Dopo il Joomla!Veneto Meeting 2014 ho voluto tirare le somme riguardo la manifestazione e, soprattutto, cercare una risposta alla domanda: “Perché la gente vi partecipa?”

Personalmente considero il Joomla!Veneto Meeting 2014 un successo. Perché è stato organizzato bene, perché gli interventi sono stati interessanti, perché c’è stato un buon riscontro di pubblico, perché è stata la prova generale del coordinamento nazionale delle associazioni regionali.
Ma lasciando da parte le ragioni del successo, voglio provare a rispondere a una domanda: “Perché le persone partecipano ai Meeting di Joomla o ai Joomla!Day?”.

Marzullianamente, dopo essermi fatto la domanda cerco di darmi la risposta. Anzi: più di una.

Per imparare

Ho provato molta tenerezza nel vedere le persone che si alzavano quando Sarah Wats chiamava a mano a mano sul palco le persone che usano Joomla! da nove anni, poi quelle che lo usano otto, poi quelle che lo usano da sette e via via, fino ad arrivare alle persone che non l’hanno mai usato.

Perché erano lì, quegli “stranieri”?

Erano lì per la stessa ragione degli altri: per imparare.

Che si tratti di verificare se Joomla! è proprio il software che fa per me o che si tratti invece di aggiungere un altro mattone al già alto palazzo della mia competenza, si va ai Joomla! Meeting o ai Joomla! Day per imparare.
Proprio perché la gente si aspetta di imparare, avrei una preghiera per i relatori: insegnate e siate originali!
Insegnare vuol dire che la gente, al termine dell’intervento, deve avere la netta consapevolezza che ha imparato qualcosa.
Perciò, per favore, non basate i vostri interventi sulla dimostrazione di come si installa un’estensione: di tutorial così è piena la Rete!
E se il vostro intervento presenta una panoramica (per forza di cose superficiale) di un argomento vasto come i vincoli legali sui siti web o sui negozi online, i problemi di SEO o il permettere ai clienti di inserire autonomamente contenuti o no, elencate per i punti fondamentali ed approfonditene uno o due, rimandando i rimanenti al materiale disponibile in rete. Parlare tanto senza approfondire nulla non è una buona strategia. Almeno, secondo me.
Approfondendo uno o due punti, in modo esaustivo e pratico, ottenete un grande risultato: date ai partecipanti una formazione concreta, e questa rimarrà nella loro testa insieme all’immagine della persona che gliel’ha fornita. Sarà contento chi vi ha ascoltato e sarete contenti voi, perché viene accresciuta la vostra reputazione di esperti del settore.
Inoltre fate un grande favore all’evento stesso, che verrà ricordato come un momento di vera formazione.
Intendiamoci: ho il massimo rispetto per tutti coloro che salgono sul palco e si espongono al giudizio degli altri, gratuitamente e volontariamente. Io stesso sono uno di questi. Ma in questo momento sono nei panni di chi è giù dal palco e guarda dal basso all’alto.
Perciò, rinnovo il mio invito a tutti i relatori: quando preparate un intervento, pensate molto bene non a ciò che sapete o a ciò che vi viene facile, ma a:

  • ciò che serve alla gente: è il relatore che deve essere interessante, non il pubblico a sforzarsi di seguire
  • il modo migliore per presentare il materiale: comunicare è molto più che dire. E la cosa che viene prima di tutto comunicata non è il contenuto delle diapositive, ma l’entusiasmo e la passione del relatore. Quando siete sul palco, sentitevi impregnati di tutta la passione che quell’argomento suscita in voi
  • il livello di attenzione richiesto: ci sono argomenti la cui natura è complicata, perciò è dovere del relatore mettere in campo tutta la sua fantasia per rendere digeribile il contenuto dell’intervento.

A costo di sembrare ripetitivo, vorrei chiarire che queste mie parole non vogliono essere una critica agli interventi che sono stati fatti al Joomla!Veneto Meeting, ma un tentativo di imparare da ciò che è stato fatto, in modo da migliorare per il futuro.
Io stesso faccio la stessa cosa su di me: mi sono riguardato il filmato del mio intervento, appuntandomi le cose che ho sentito un po’ zoppicanti e che potrei migliorare (tante, mannaggia!). Da questo punto di vista, tenere una relazione è come preparare una cena per ospiti di riguardo: si cerca di fare il meglio possibile e ci si mettono tutte le energie, ma ciò non toglie che si possa poi analizzare criticamente il risultato e constatare che magari ci si poteva aggiungere o togliere un ingrediente, che sarebbe stato meglio se i tempi di cottura fossero stati diversi e che si sarebbe potuto scegliere un altro vino con cui accompagnare il pasto.

Per presentare

Un altro motivo per cui a volte vengono presentate le relazioni in manifestazioni di questo tipo è per presentare la propria attività o un progetto, purché siano legati al tema della conferenza.
Onestamente non credo che ci sia nulla di male in questo, se ciò viene fatto nello spirito della giornata. È comunque un servizio cui il pubblico può essere interessato.
Tuttavia la mia pignoleria estrema mi spinge anche in questo caso a sottolineare alcuni aspetti che sento davvero importanti.
Il primo è che basare l’intervento sul prodotto o sul servizio offerto non è una buona strategia, perché obbliga il pubblico a brancolare un po’ nel buio e a chiedersi: “Ma questa cosa è utile per me?”.
Credo invece che sia molto più efficace partire dal bisogno del pubblico, in modo da catturarne subito l’attenzione e fargli comprendere che si sta parlando di qualcosa di cui proprio lui ha bisogno, anche se magari prima non lo sapeva.

Faccio un esempio a caso...

Se ho realizzato un’estensione per Joomla! che mi permette di tenere traccia di tutti gli interventi effettuati su un sito, ordinandoli sia cronologicamente sia per tipo, è inutile partire dimostrando come si installa l’estensione, facendo vedere poi come la si configura e infine come si riempiono i campi del registro. Molto meglio proporre al pubblico situazioni concrete: vi siete mai trovati, magari dopo una modifica o un aggiornamento dagli effetti disastrosi, a chiedervi quali estensioni abbiate installato o quali modifiche avete apportato al CSS? Quante volte vi siete detti che avreste dovuto appuntarvele, queste informazioni?
Ecco: questo tipo di approccio, soprattutto se fatto chiamando direttamente in causa il pubblico con domande specifiche, introduce immediatamente l’argomento facendo percepire agli uditori che si sta parlando di cose che riguardano proprio loro.
Non è un banale trucco del mestiere: è invece il segno di un profondo rispetto per il pubblico, perché vuol dire mettersi dalla sua parte. Ancora una volta, è il relatore che fa la fatica di raggiungere il pubblico, senza aspettarsi che il pubblico faccia la fatica di seguirlo.

Per fare affari

I raduni come il Meeting delle associazioni regionali o il Joomla Day servono anche da punto di incontro tra coloro per i quali Joomla! è parte della propria professione. È normale che sia così, ed è un aspetto importante che non va demonizzato: è il fertilizzante della diffusione di Joomla!
Tutti sappiamo che i contatti sono importanti, perciò mi permetto un’esortazione: non siate timidi!
Tenete gli occhi e le orecchie ben aperti e non abbiate timore ad avvicinare le persone, purché con rispetto e cortesia. Non siate lunghi: bastano due minuti (non di più) per dire chi siete e che cosa fate, per comunicare il motivo per cui siete interessati all’attività del vostro interlocutore e per proporre uno scambio di biglietti da visita, in vista di un futuro contatto per email.

Ovviamente, preparate una buona scorta di biglietti da visita...

Un’ultima cosa: a scanso di fare quello che predica bene e razzola male, sottolineo che io sono sempre molto contento quando una persona mi aggancia per presentare sé stessa e la sua attività, in vista di una possibile collaborazione. Certo, solo una minima parte dei contatti sfocia in una collaborazione effettiva, perché non si può fare tutto. Però non manco mai di rispondere a una precisa proposta di lavoro.

Per sentirsi comunità

L’ultimo motivo per cui le persone partecipano a questo tipo di raduni è per sentirsi parte di qualcosa di più grande.
Questo è aspetto che non va sottovalutato e che, anzi, costituisce una forza incredibile.
L’intervento di Sara Watz è stato quasi interamente su questo tono: Joomla! è una comunità. Ed è una comunità solidale.
Occorre che l’aspetto comunitario sia rinforzato il più possibile:

  • dagli organizzatori, che lo devono tenere presente e che devono mettere in atto tutti i sistemi possibili per renderlo reale: distribuendo gadget del tipo “Io c’ero” nei welcome pack (è un’idea che mi è venuta adesso) o predisponendo Joomla! Corner dove le persone possono trovare indicazioni e assistenza al volo (altra idea che mi piacerebbe veder realizzata)
  • dai relatori, che devono insistere sui valori comuni del progetto Joomla!
  • dalle persone che partecipano, le quali devono sempre tenere a mente che la forza del software libero non è la gratuità ma la libertà e la condivisione della conoscenza. Anche della loro.

Fare comunità non è un impegno della comunità stessa, ma di ciascuno.

Claudio Romeo


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